Pazienti in visita ai musei, laboratori in corsia, ospedali che sembrano una galleria. Si moltiplicano le iniziative che sfruttano i poteri curativi dell’arte. Ecco cosa succede in ItaliaSi chiama “The Arte Hive” ed è una sperimentazione da poco partita in Canada; dallo scorso primo novembre ogni medico di base ha la possibilità di prescrivere ai propri pazienti una visita al museo. L’intero percorso è totalmente gratuito per i pazienti e per chi li accompagna. Ogni medico ha a disposizione 50 visite per altrettanti pazienti. Un passo decisivo verso l’arteterapia, una tecnica utilizzata ormai anche in diverse strutture ospedaliere in Italia. In poche parole, il patrimonio artistico non è solo una gioia per gli occhi. È anche di grande aiuto a chi sta combattendo contro la malattia. Ecco cosa succede nel nostro Paese.
Per le vittime di bullismo e non solo L’arte è entrata nelle corsie dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano 3 anni fa, trasformandole in una casa accogliente, piena di vita e di colori. Il progetto ha coinvolto 19 artisti famosi, che hanno lavorato gratuitamente per dipingere le 16 stanze e gli spazi comuni della casa pediatrica dell’ospedale, trasformandola in una collezione unica nel suo genere, arricchita da una sezione fotografica. Ma l’arte viene utilizzata anche per proporre ai giovani attività artistico-espressive che permettono loro di “parlare” di vissuti difficili. Attualmente nel laboratorio di ricerca di terapeutica artistica, diretto dalla professoressa Tiziana Tacconi e dal professor Luca Bernardo, si conducono progetti per ragazzi con disturbi di comportamento e di apprendimento, disturbi alimentari, vittime del bullismo, adolescenti autistici, dislessici e con differenti tipi di handicap, come per esempio i bambini affetti da sordità. Per i disturbi alimentari È partito nelle Marche un progetto disciplinare promosso dalla Fondazione Ospedale Salesi onlus e dall’Unità operativa di neuropsichiatria di Ancona, rivolto ai ragazzi fra 13 ed 18 anni affetti da problemi alimentari. Anoressia, bulimia, obesità, alimentazione incontrollata, patologie complesse caratterizzate da tanta sofferenza e da una percezione alterata del proprio corpo vengono affrontati attraverso l’arte e la cultura. Una volta alla settimana un gruppo di lavoro composto da un’arteterapeuta, una psicologa e una nutrizionista incontra gli adolescenti ricoverati per questi disturbi all’Ospedale Salesi; nel progetto sono coinvolti anche i genitori. I pazienti attualmente in carico nella struttura sono 120 provenienti da tutta la Regione; 800 circa le visite annuali, anche per adolescenti fuori dai confini marchigiani. Per i malati di Alzheimer Dal 2013 è attivo in modo permanente il progetto “A due passi nei musei di Milano”, un percorso museale, visivo e pratico studiato per chi è affetto da Alzheimer. Parte ogni anno a ottobre e si conclude a giugno, per gruppi di 10-12 malati, e coinvolge le Gallerie d’Italia, il Museo Poldi Pezzoli e la Pinacoteca di Brera. Il progetto, totalmente gratuito, è finanziato dalla Fondazione Manuli, onlus nata con l’obiettivo di aiutare in modo concreto e professionale i malati di Alzheimer e le loro famiglie. Funziona così: ogni settimana per due ore i pazienti, dopo aver guardato alcune installazioni artistiche, svolgono un laboratorio con materiali di vario genere. «L’arte è un ponte privilegiato per offrire al malato l’opportunità di fare esperienza di sé e dell’ambiente che lo circonda», spiega Emanuela Galbiati, arteterapeuta e curatrice del progetto. «Stimola la creatività e i benefici psicologici per malati e familiari sono rilevanti». Per gli adolescenti affetti da dipendenze e le famiglie in crisi È nato la scorsa primavera il Dipartimento di arteterapia del Museo Carlo Zauli a Faenza. Zauli fu uno degli artisti più originali e interessanti del 900 italiano: ceramista, scultore, designer, morì nel 2002 e da allora le stanze del suo studio sono state trasformate in un museo. «Noi del Dipartimento organizziamo laboratori individuali o di gruppo», spiega Anna Maria Taroni, arteterapeuta e coordinatrice del progetto: «Esistono gruppi per bambini con difficoltà di comportamento e adolescenti affetti da dipendenze, per famiglie in crisi che vogliono ritrovare un dialogo, percorsi di arteterapia per singoli: donne e uomini con disturbi alimentari e madri in difficoltà». Con la dottoressa Taroni lavorano avvocati, psicoterapeuti. Chi partecipa a queste attività viene accolto negli spazi espositivi del museo in un’atmosfera magica.
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